lunedì 27 agosto 2007

Salvezza

Che senso ha la nostra vita? Ci siamo forse dimenticati che siamo viatores (di passaggio)? La nostra vita ha certamente senso solo se si risponde alla domanda che Gesù ha posto a Pilato: "cos'è la verità?". Il nostro cuore è agitato da questa ricerca di verità e può trovare riposo soltanto in Gesù, la "via, la verità e la vita", che conduce a Dio.

Come Sant'Agostino, anch'io l'ho amato tardi; ma quando incontri Dio, rispondi alla sua voce che ti chiama, allora non puoi più farne a meno e senti che è come per la sposa del Cantico dei Cantici che anela a sentire la voce del suo diletto.



Dio ci parla, continuamente.

Ricordate Don Camillo che chiede al Signore come mai non gli parli più? In realtà, risponde il Signore, sei tu, don Camillo, a non ascoltare la mia voce.


Lasciamo perdere le miserie quotidiane, non attacchiamoci alle cose vane di questo mondo, che non servono a nulla.


Il Signore illumini gli uomini di buona volontà che cercano la verità.


"C'é una legge vera, la retta ragione, conforme alla natura, universale, immutabile, eterna, che chiama l'uomo al dovere coi suoi ordini e lo distoglie con i suoi divieti dall'inganno. Non invano essa ordina e vieta agli onesti ma non riesce a persuadere i malvagi né con ordini né con divieti. A questa legge non é lecito opporne altre, né é lecito derogare a lei in alcuna parte né del tutto abrogarla; e non c'é né popolo né Senato che possa da questa legge liberarci, e non ha bisogno d'alcun commentatore o interprete, e non sarà in un modo a Roma e in un altro ad Atena e in un modo oggi e in un altro domani, ma tale che, come legge una e sempiterna e immutevole, terrà a freno tutte le nazioni in tutti i tempi. Poiché uno solo é il Dio, maestro e re comune a tutti i popoli: ed é lui l'inventore di questa legge, lui il commentatore, lui il promulgatore; e chi non l'ubbidisce vien meno a se stesso e rinnega la propria natura d'uomo pagandone amaramente il fio anche se possa sfuggire ai supplizi degli uomini".

MARCO TULLIO CICERONE, DE RE PUBLICA, LIBRO III, 22

A noi cristiani, invece, dia la forza per essere testimoni coerenti del Vangelo, affinché non siamo tra quelli che busseranno e resteranno fuori.

Il Vangelo di ieri, domenica 26 agosto (Lc 13,22-30):

In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Rispose: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi”.

Ab insidiis diaboli, libera nos, Domine! A morte perpetua, libera nos
Domine.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non saranno privilegi e sicurezze accumulate durante la vita a spalancare al cristiano la "porta stretta" dell'eternità. Non saranno i proclami di amicizia con Cristo o i falsi meriti vantati con ostentata presunzione. Quel passaggio cruciale verso la vera vita - alla quale tutti un giorno saremo chiamati - richiederà un "passaporto" ben più esigente e impegnativo: una "carta d'identità" i cui segni distintivi sono bontà del cuore, umiltà, mitezza, misericordia, amore per la giustizia e la verità, dedizione alla pace e alla riconciliazione. A ricordarlo è stato Benedetto XVI nella consueta, illuminante riflessione sulla liturgia domenicale dettata il 26 agosto in occasione dell'Angelus recitato a Castel Gandolfo. Commentando l'ammonimento di Gesù: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta..." (Lc 13,23), il Papa ha esortato a non cedere alla tentazione di considerare la pratica religiosa come una facile scorciatoia per una vita di onori e di agi. Al contrario, essa è un sentiero spesso arduo e impervio, che va percorso con audacia e coraggio, prendendo su di sé la propria croce. Un sentiero non per pochi privilegiati né per cinici "operatori di iniquità". Ma per chi, con cuore umile e disinteressato, cerca ogni giorno la via che conduce alla "porta del cielo".

(©L'Osservatore Romano - 27-28 Agosto 2007)