venerdì 31 agosto 2007

Onomastico

  • San RAIMONDO NONNATO Religioso Portell (Spagna), 1200 - Cardona (Spagna), 31 agosto 1240Non si sa molto della sua vita. Il soprannome significa non partorito dalla madre viva, «non-nato», ossia estratto dal corpo senza vita di lei, morta prima di darlo alla luce. Forse...http://www.santiebeati.it/dettaglio/68300
  • Mi è giunto un sms di un caro amico che mi faceva gli auguri per il mio onomastico. Ad esser sincero, ho sempre festeggiato il 7 gennaio, insieme a San Luciano.

Ecco la bella preghiera riportata nel Breviarium Romanum, recitata alle Lodi:

  • Deus, qui in liberandis fidelibus tuis ab impiorum captivitate beatum Raymundum Confessorem tuum mirabilem effecisti: eius nobis intercessione concede; ut, a peccatorum vincolis absoluti, quae tibi sunt placita, liberis mentibus exsequamur. Per Dominum.

giovedì 30 agosto 2007

Luna piena...




Ho sollevato lo sguardo verso il cielo, prima di spegnere il computer, e mi sono accorto che stasera c'è la luna piena.
Laudato si, mi signore, per sora luna e le stelle,in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

mercoledì 29 agosto 2007

Un caldo mercoledi d'agosto

Oggi riprendo ufficialmente le attività lavorative. Il verbo riprendere è certamente inadeguato, visto che non ho avuto un momento di riposo.
A fine luglio ho interrotto, per le vacanze estive, le attività con i 4 cori che dirigo (quest'anno se ne aggiungeranno altri 2).
Per tutto agosto, invece, ho continuato a provare con l'orchestra a plettro "Accademia mandolinistica della Sardegna", perché abbiamo concerti imminenti.
Alle 17 incontrerò il direttivo del coro "In-canto", un coro formato da non vedenti e ipovedenti. Ci siam dati appuntamento in gelateria, per una riunione piacevole all'insegna di qualche gusto saporito.
Subito dopo proverò con il coro di San Giacomo, abbiamo un concerto il 4 settembre e dobbiamo ripassare il solito repertorio e imparare in 2 o 3 prove un'Ave Maria che ho composto e dedicato a Benedetto XVI.

Ministero della morte

Grande don Oreste Benzi: "Dov'e' il ministero della Sanita'? Qui si potrebbe parlare di Ministero della Morte. E' un obbrobrio - denuncia don Benzi - una legge (la 194) che permette e finanzia ogni giorno il massacro di 500 bambini e bambine innocenti. Noi non ci mettiamo contro la madre ma al suo fianco per salvare insieme lei e il bambino che porta in grembo. Chiediamo solo di poter aiutare la donna ad accogliere con dignita' il proprio bambino, anche se disabile, senza farla sentire in colpa per averlo messo al mondo".

martedì 28 agosto 2007

Chiesa e politica

Parlavo con uno stolto, il quale afferma che la "Chiesa fa politica", e sarebbe responsabile, a suo dire, di ingerenze negli affari dello Stato.
I rapporti tra Stato e Chiesa sono regolati da un Concordato, la cui ultima revisione è del 1984.
Quello che sfugge a molti è che la Chiesa, per prima, impedisce ai sacerdoti di fare politica attiva; nulla vieta che un sacerdote si candidi (sia ai tempi di Romolo Murru e don Sturzo, sia ai tempi di Baget Bozzo)... è la Chiesa a sospendere a divinis i preti disobbedienti che decidano di militare in politica.
Lo Stato non vieta, nè potrebbe farlo (poiché sarebbe anticostituzionale), che un sacerdote parli di politica e che esprima liberamente le proprie idee.
Nessuno può far tacere la verità. Nessuno.
Qualche perla di saggezza tratta dal Siracide (22):

7 Incolla cocci chi ammaestra uno stolto, sveglia un dormiglione dal sonno profondo. 8 Ragiona con un insonnolito chi ragiona con lo stolto; alla fine egli dirà: "Che cosa c'è?". 9 Piangi per un morto, poiché ha perduto la luce; piangi per uno stolto, poiché ha perduto il senno. 10 Piangi meno tristemente per un morto, ché ora riposa, ma la vita dello stolto è peggiore della morte. 11 Il lutto per un morto, sette giorni; per uno stolto ed empio tutti i giorni della sua vita. 12 Con un insensato non prolungare il discorso, non frequentare l'insipiente; 13 guàrdati da lui, per non avere noie e per non contaminarti al suo contatto. Allontànati da lui e troverai pace, non sarai seccato dalla sua insipienza.

Tra i santi di oggi

Sant' AGOSTINO Vescovo e dottore della ChiesaTagaste (Numidia), 13 novembre 354 – Ippona (Africa), 28 agosto 430

Educato nella fede, ebbe una giovinezza dissipata finché non lesse l'Ortensio di Cicerone che lo riaccostò alla vita dello spirito.

http://www.santiebeati.it/dettaglio/24250

Aborto selettivo?

Judicabit in nationibus, implebit ruinas, conquassabit capita in terra multorum.
Giudicherà fra i popoli, riempirà di rovine, farà cadere nella terra le teste di molti. (Salmo 109)
Prima di recitare il mattutino, ho pensato di lasciare un commento su un triste fatto di cronaca.
Leggo su un forum:
"Tragico errore nella sala operatoria dell'ospedale San Paolo di Milano, dove, durante un aborto selettivo, i medici hanno eliminato il feto sano di una 40enne incinta di due gemelli. L'interruzione di gravidanza era stata decisa a causa di una grave malformazione riscontrata in uno dei due bambini. "E' stata una tragica fatalità", ha spiegato la direzione sanitaria del centro medico."
Aborto selettivo? Sono stati uccisi due bambini al 4 mese di gravidanza perché forse uno dei due era down. Siam peggio che a Sparta.
«Nessun uomo ha diritto di sopprimere un’altra vita - scrive appunto l’Osservatore Romano - nessuno uomo ha il diritto di sostituirsi a Dio. Per nessuna motivazione. Eppure innocenti continuano a morire. Le loro parole non dette, i loro sorrisi mai espressi, i loro sguardi mai accolti continuano a non suscitare sdegno o almeno le necessarie, profonde, serie riflessioni». «È così che sono morte due bambine, a Milano. Uccise nelle conseguenze di un aborto selettivo. Una delle due gemelline, arrivate alla diciottesima settimana di gestazione, aveva un’alterazione cromosomica. I genitori - ricorda il quotidiano - hanno deciso di effettuare l’aborto per tenere solo la gemella "sana". Un terribile errore ha portato invece a sopprimere quest’ultima bambina. Una scelta radicale ha poi portato a ripetere l’aborto per la sorellina rimasta in vita».
In che razza di paese viviamo? è questa la morale laica che tanto vi piace? Siamo forse padroni della vita, nostra e altrui?
L'Eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la Luce Perpetua, riposino in pace.
Veni, Domine, et noli tardare!

lunedì 27 agosto 2007

Motu proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum

Leggi qui il documento e la lettera di presentazione del Papa:
Dalla LETTERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AI VESCOVI:
A questo documento si opponevano più direttamente due timori, che vorrei affrontare un po’ più da vicino in questa lettera. In primo luogo, c’è il timore che qui venga intaccata l’Autorità del Concilio Vaticano II e che una delle sue decisioni essenziali – la riforma liturgica – venga messa in dubbio. Tale timore è infondato.Quanto all’uso del Messale del 1962, come forma extraordinaria della Liturgia della Messa, vorrei attirare l’attenzione sul fatto che questo Messale non fu mai giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in linea di principio, restò sempre permesso. In secondo luogo, nelle discussioni sull’atteso Motu Proprio, venne espresso il timore che una più ampia possibilità dell’uso del Messale del 1962 avrebbe portato a disordini o addirittura a spaccature nelle comunità parrocchiali. Anche questo timore non mi sembra realmente fondato. Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto.
Dice il Papa: "Subito dopo il Concilio Vaticano II si poteva supporre che la richiesta dell’uso del Messale del 1962 si limitasse alla generazione più anziana che era cresciuta con esso, ma nel frattempo è emerso chiaramente che anche giovani persone scoprono questa forma liturgica, si sentono attirate da essa e vi trovano una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia".

GESU’ CRISTO RACCONTATO DAL SUO VICARIO


Benedetto XVI ci offre, dopo l’Enciclica “Deus caritas est”, un altro prezioso regalo: il libro “Gesù di Nazaret”, pubblicato da Rizzoli, andato a ruba in tutte le librerie, tanto da veder esaurita nell’arco di una settimana la prima edizione - di quella che è solo la prima parte di un’opera in due volumi sulla figura di Nostro Signore Gesù Cristo. Si tratta di un volume di esegesi biblica, di alto profilo ma sempre godibile, rivolto a tutto il popolo di Dio (non solo agli “addetti ai lavori”).La Bibbia può essere letta in tanti modi (ma la sua autentica interpretazione spetta, di diritto, solo all’Autorità Ecclesiastica, garante dell’ortodossia cattolica); semplificando e sintetizzando, possiamo tuttavia ridurli a tre: secondo il metodo “storico-critico” (che analizza la formazione, nel contesto storico, dei vari testi; lavoro meramente filologico, attento più al particolare, al dettaglio, che all’insieme); secondo l’apporto della letteratura rabbinica; secondo una pura “esegesi canonica”, che volge lo sguardo all’insieme del testo, a ciò che esso “dice” (e, soprattutto, “dice per l’oggi”). Benedetto XVI, pur riconoscendo i pregi dei primi due metodi, di cui si serve anch’egli, va oltre, calandosi, ed è quello che conta, nel messaggio che promana dal testo biblico, che – ricordiamolo - è parola di Dio. Spesso certa teologia di matrice progressista ha intellettualizzato eccessivamente la parola di Dio, tanto da renderla algida, distante dal cuore delle persone, quasi inculcando l’idea che tante verità storiche e dogmatiche che la Rivelazione ci offre siano solo dei simboli, delle allegorie. Per fare un esempio, secondo alcuni esegeti perniciosi, gli angeli – presenti nella Bibbia a partire da Genesi - in realtà non esisterebbero (con buona pace dello Pseudo-Dionigi e di San Tommaso d’Aquino), ma andrebbero interpretati in chiave psicanalitica! Che errore e orrore! Lo stesso Gesù perde l’aderenza con la realtà di Logos incarnato, vero Dio ma anche vero uomo, per essere letto dagli studiosi di cui sopra soltanto come “il Cristo”. Per i novatori non ci sarebbe più spazio per Gesù Cristo, sostituito da “il Cristo”. Non a caso, l’articolo è stato aggiunto arbitrariamente tantissime volte nelle traduzioni in lingua corrente, con un evidente slittamento semantico (per questo motivo, fa d’uopo evitare le traduzioni “sincretistico-ecumeniche” della Bibbia; se conoscete il latino, affidatevi al testo della Vulgata di San Girolamo, sempre elegante, altrimenti in italiano c’è l’ottima edizione curata dall’Abate Giuseppe Ricciotti, per i tipi della Salani, di indiscussa ortodossia e col pregio, rispetto alla traduzione CEI, di esser tradotta in un ottimo italiano). Il libro di Benedetto XVI ha il pregio di restituirci il vero volto di Gesù. Si compone di un’ampia introduzione sul suo ministero, seguita da bellissimi capitoli sul battesimo e le tentazioni. Ampio spazio hanno l’esegesi del discorso sulla montagna, con le Beatitudini e l’analisi del Pater Noster. Vengono poi rilette dal Santo Padre alcune parabole e analizzate alcune immagini del Vangelo di Giovanni (acqua, vite, vino, pane e pastore). Desidero che leggiate questo libro, certo che non vi deluderà. Chiudo con uno spunto di riflessione: l’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Dio. L’esegesi del Papa è radicata nella Sacra Scrittura, vista nel suo complesso, con uno sguardo che abbraccia tutto amorevolmente. Possiamo dire di conoscere davvero la Bibbia? Quanti di noi l’hanno letta, la rileggono, la meditano? Non sarà forse il caso di affiancare la lettura della Bibbia, pagina dopo pagina, partendo da Genesi sino all’Apocalisse, a quella del libro di Benedetto XVI?

NUOVE CALUNNIE CONTRO LA CHIESA

Un recente documentario della BBC, cercando di infangare la Santa Chiesa Cattolica, accusata di proteggere la pedofilia, ha attribuito a Benedetto XVI un documento del 1962 (intitolato “Crimen sollicitationis”), redatto in realtà dal Card. Alfredo Ottaviani e promulgato da Papa Giovanni XXIII.
Secondo radicali, massoni e comunisti, unitamente alle varie lobby omosessualiste, questo documento, di cui evidentemente ignorano il contenuto, proteggerebbe i pedofili, danneggiando le vittime di questo orrendo delitto.
Il documento – redatto in lingua latina (le traduzioni sono mie – riporto, a riprova della veridicità delle mie affermazioni, il testo originale) - definisce il reato (in realtà si tratta di rapporti sessuali con donne e non con bambini – il cui caso è contemplato in un solo paragrafo) come “mostruoso crimine” (infando hoc crimine), e dice che deve deve essere immediatamente denunciato dal Vescovo (ut posthac causas huiusmodi coram proprio tribunali quamprimum introducendas, discutiendas et terminandas…), affinché il processo prosegua sino a sentenza definitiva (iudicium prosequi usque ad definitivam sententiam); sempre il Vescovo potrà sollevare l’indagato, se lo ritenenesse opportuno, da qualsiasi incarico (a quolibet ministerio removere).
L’importante è che questo crimine (che può essere denunciato da qualsiasi cittadino, che ne abbia notizia certa, secondo quanto prescrive il Can. 1935 del Codice di diritto Canonico in vigore nel 1962) “venga giudicato, affinché non resti nascosto e impunito” (inestimabili cum detrimento animarum occultum impunitumque maneret).
L’obbligo della denuncia, scrive il Card. Ottaviani, esimio giurista, “è richiesto dalla stessa legge morale naturale, dal pericolo per la fede o la religione o altro pubblico e imminente pericolo” (ex ipsa naturali lege ob fidei vel religionis periculum vel aliud imminens publicum malum); chi omettesse di denunciare verrebbe scomunicato (Can. 904).
Inoltre, il processo canonico non esclude il processo penale (previsto nei casi di violenza), ma ad esso si affianca.
Ovviamente, il crimen sollicitationis (reato di istigazione) non è soltanto quello di abuso sessuale; ma, quand’anche se ne limitasse il senso in tal modo, ho confutato – carte alla mano - le vergognose calunnie di cui sopra .

Accademia Mandolinistica della Sardegna




L’orchestra “Accademia Mandolinistica della Sardegna”, è un'organizzazione culturale “no-profit” che può considerarsi come diretta discendente di una importante tradizione sarda dei “Circoli Mandolinistici” dell’Ottocento/Novecento a quel tempo attivi nell’isola: Il Complesso a plettro “Karalis”, l’Orchestra scuola del M° I. Spiga e solisti di fama internazionale come i Maestri G. Anedda e F. Cornacchia, per fare solo alcuni esempi.
L’orchestra si avvale di una decina di elementi impegnati in attività concertistiche con diverse formazioni orchestrali, che si dedicano allo studio degli strumenti a plettro nonché alla realizzazione di nuove composizioni. Essa presenta gli strumenti tipici di queste formazioni: mandolini, mandole, mandoloncelli, chitarre, e, a volte, il contrabbasso e il clavicembalo. L’intensa attività concertistica ha imposto il gruppo di mandolinisti sardi all’attenzione di un pubblico sempre più vasto, facendo anche nuovi proseliti fra i giovani. Il loro obiettivo è infatti quello di diffondere sempre più uno strumento che fa parte della nostra storia e delle nostre radici culturali e fare in modo che la cultura mandolinistica non diventi solo un nostalgico ricordo di uno strumento d’altri tempi.
Il repertorio dell'Orchestra Mandolinistica comprende musiche di autori classici come Cimarosa, Pergolesi, Mozart, Pachelbel, Bellini, Calace, Vivaldi ed altri ed un'ampia scelta di musiche popolari, italiane ed estere, sapientemente rielaborate. Nell’agosto del 2005, alcuni elementi dell’Orchestra hanno partecipato al Festival Europeo di musica a plettro che si è svolto a Logrono in Spagna riscotendo un notevole successo.
La direzione dell’Accademia Mandolinistica della Sardegna, è affidata al M° Raimondo Mameli.


Contatti:
Referente : Dr. Marco Piroddi [ email: marlorart@yahoo.it ]

Salvezza

Che senso ha la nostra vita? Ci siamo forse dimenticati che siamo viatores (di passaggio)? La nostra vita ha certamente senso solo se si risponde alla domanda che Gesù ha posto a Pilato: "cos'è la verità?". Il nostro cuore è agitato da questa ricerca di verità e può trovare riposo soltanto in Gesù, la "via, la verità e la vita", che conduce a Dio.

Come Sant'Agostino, anch'io l'ho amato tardi; ma quando incontri Dio, rispondi alla sua voce che ti chiama, allora non puoi più farne a meno e senti che è come per la sposa del Cantico dei Cantici che anela a sentire la voce del suo diletto.



Dio ci parla, continuamente.

Ricordate Don Camillo che chiede al Signore come mai non gli parli più? In realtà, risponde il Signore, sei tu, don Camillo, a non ascoltare la mia voce.


Lasciamo perdere le miserie quotidiane, non attacchiamoci alle cose vane di questo mondo, che non servono a nulla.


Il Signore illumini gli uomini di buona volontà che cercano la verità.


"C'é una legge vera, la retta ragione, conforme alla natura, universale, immutabile, eterna, che chiama l'uomo al dovere coi suoi ordini e lo distoglie con i suoi divieti dall'inganno. Non invano essa ordina e vieta agli onesti ma non riesce a persuadere i malvagi né con ordini né con divieti. A questa legge non é lecito opporne altre, né é lecito derogare a lei in alcuna parte né del tutto abrogarla; e non c'é né popolo né Senato che possa da questa legge liberarci, e non ha bisogno d'alcun commentatore o interprete, e non sarà in un modo a Roma e in un altro ad Atena e in un modo oggi e in un altro domani, ma tale che, come legge una e sempiterna e immutevole, terrà a freno tutte le nazioni in tutti i tempi. Poiché uno solo é il Dio, maestro e re comune a tutti i popoli: ed é lui l'inventore di questa legge, lui il commentatore, lui il promulgatore; e chi non l'ubbidisce vien meno a se stesso e rinnega la propria natura d'uomo pagandone amaramente il fio anche se possa sfuggire ai supplizi degli uomini".

MARCO TULLIO CICERONE, DE RE PUBLICA, LIBRO III, 22

A noi cristiani, invece, dia la forza per essere testimoni coerenti del Vangelo, affinché non siamo tra quelli che busseranno e resteranno fuori.

Il Vangelo di ieri, domenica 26 agosto (Lc 13,22-30):

In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Rispose: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi”.

Ab insidiis diaboli, libera nos, Domine! A morte perpetua, libera nos
Domine.