venerdì 28 dicembre 2007

Messa tridentina a Tolentino

Tolentino,MC, Giovedì 3 gennaio 2008 ore 19,15, chiesa del Santissimo Crocefisso, detta dei Cappuccini, piazza Porcelli, Santa Messa con il Rito Romano antico, Messale del 1962, celebrata, in nomine Episcopi, dal Rev.mo Don Vittorio Serafini, Vicario Episcopale della Vicaria di Tolentino,grazie alla cortese comunicazione di S.E.R. Mons. Claudio Giuliodori, Vescovo Diocesano e la squisita collaborazione dei Rev.mi Parroci di Tolentino e particolarmente del Rev.mo don Andrea Leonesi che ospiterà e celebrerà in futuro ( sarà il più giovane Sacerdote locale, è nato nel 1968, a celebrare con l’antico rito !)
Parteciperanno Cori e Gruppi Ecclesiali cittadini.
Cerimoniere gentilmente fornito dall’Istituto del Buon Pastore.
La prossima celebrazione sarà del Rev.mo Can. Don Frediano Salvucci, Parroco della Basilica Con cattedrale San Catervo Martire e Canonico della Cattedrale di Macerata.
Sarà consegnato il calendario liturgico 2008 delle celebrazioni che si terranno a Tolentino con il Rito Romano antico.

mercoledì 19 dicembre 2007

Concerto a Urbisaglia

Urbisaglia, Macerata, Chiesa Collegiata San Lorenzo Martire, giovedì 20 dicembre ore 21
Settimo Concerto di Natale degli alunni della Scuola Media Statale
“Summorum Pontificum”
Dedicato al Motu Proprio di Papa Benedetto XVI sull’antica liturgia latina

Le ragazze ed i ragazzi della Scuola Media di Urbisaglia, che sono stati all’udienza generale di Papa Benedetto XVI, il 31 ottobre scorso, ricevuti poi dal Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro, e da Malcom Ranjith , Segretario della Congregazione per il Culto Divino, presenteranno il proprio repertorio della musica gregoriana e sacra durante il consueto concerto di Natale che dall’anno Giubilare viene offerto nella Chiesa Collegiata di Urbisaglia.
Tutti gli alunni, italiani e stranieri, canteranno le parti corali e solistiche degli Inni, delle Antifone e del “proprium” del tempo di Natale così come la tradizione gregoriana che l’ha donata.
Per questo il titolo del Concerto di quest’anno è “Summorum Pontificum”, come il Motu Proprio che esalta l’antica liturgia latina: fonte,per quasi duemila anni, dell’apoteosi dell’arte cristiana, dalla musica all’architettura.
Ad arricchire il Concerto la prima esecuzione assoluta della Messa in onore del Beato Carlo d’Asburgo composta dal giovane musicista Raimondo Mameli di Cagliari, che alterna una vasta attività musicale agli studi teologici.
I brani gregoriani e sacri , che saranno diretti dal Andrea Carradori, verranno intercalati con composizioni classiche natalizie per ensamble strumentale eseguite dalla Sinfonietta “Beniamino Gigli” diretta dal M° Luca Mengoni.
I componenti della Sinfonietta “Beniamino Gigli” sono tutti giovanissimi studenti dalle scuole medie alle superiori e si stanno esibendo in tutta la Regione con grande successo.
Le musiche saranno intercalate dalle letture di alcuni passi scritti dal Papa che sottolineano l’urgente e necessario “recupero” del grande patrimonio della musica sacra, un bene culturale e spirituale per tutta l’umanità, che sta molto a cuore a Benedetto XVI :
“Mi è caro… rammentare ciò che dispone in merito alla musica sacra il Concilio Vaticano II: muovendosi nella linea di una secolare tradizione, il Concilio afferma che essa "costituisce un tesoro di inestimabile valore che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne…” (Benedetto XVI , 13 ottobre 2007,visita al Pontificio Istituto di Musica Sacra)

mercoledì 5 dicembre 2007

Conversi ad Dominum

Provare a spiegare una conversione è un po’ mettersi a nudo, offrire agli altri con parole comprensibili un mistero ineffabile: la chiamata, la proposta e la risposta; si tratta di un’iniziativa divina, cui l’uomo può aderire con fede o da cui può sottrarsi con la superbia e il libero arbitrio. Nella conversione c’è prima di tutto un cambiamento di prospettiva: ci si volge in una direzione che forse inconsciamente si rifiutava (è il caso di chi, dopo anni di apostasia, recupera la fede) o ci si imbatte per la prima volta in una realtà soprannaturale di cui si ignorava l’esistenza (è il caso delle conversioni vere e proprie). Tra i frutti di questa esperienza vi è prima di tutto il mutamento. Chi scopre Dio, chi lo ama diventa altro da sé, da ciò che era; vi è un mutamento radicale, un mutare e un ammutolire. L’incontro con Dio avviene nel silenzio, nella quiete, nell’affrancarsi da tutto ciò che è quotidiano, ordinario; Dio è straordinario. San Tommaso, grande genio filosofico e teologico, ha parlato del male, che non ha consistenza ontologica, come “privazione di bene”; ci appare chiaro come chi non conosca Dio, chi non abbia una relazione di “amicizia” con Dio, sia una persona manchevole non di un bene qualsiasi, ma del Sommo Bene. L’uomo convertito rinuncia al male morale e sceglie il bene, lo desidera “come un cervo anela ai corsi d’acqua”; non solo: riesce a dare un senso a ciò che prima sfuggiva alla sua comprensione, allo scandalo del male, permesso – non voluto! – da Dio in vista di un bene maggiore. E riesce ad accettare con dignità le sofferenze fisiche e morali, figlie della superbia dei progenitori e di quel peccato che aprì le porte dell’inferno e della morte, offrendole a Dio in comunione spirituale col sacrificio di Gesù Cristo, che ha vinto la morte e il peccato, infondendo a quanti lo amano e lo seguono la speranza di esserGli accanto dopo il transito di questa vita terrena. Non è semplice condividere con gli altri, soprattutto con chi non ha il dono della fede, un’esperienza trasformante come quella della conversione; ma raccontare e raccontarsi significa raccogliere la sfida di san Pietro ad essere “sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,15). Ho usato la parola chiamata perché ogni conversione è frutto di una vocazione, in cui Dio parla continuamente all’uomo, anche quando ci sembra di non sentire la Sua voce. C’è una chiamata iniziale, un annuncio, cui segue una libera adesione o un rifiuto dell’uomo; ma c’è anche un movimento interiore che agisce progressivamente in noi, chiamandoci quotidianamente a scegliere il bene e a realizzarci come uomini, secondo la volontà del Padre. Ciascuno ha la sua vocazione, un progetto di Dio per noi; essa infatti non riguarda solo i sacerdoti o i religiosi, ma tutto il popolo di Dio, cui Egli non manca di mostrare, nella sua infinita sapienza, i Suoi disegni. Nella preghiera chiediamo al Signore di mostrarci il Suo volto, che potremmo contemplare, qualora giudicati degni, solamente in Paradiso.
L’uomo convertito, tabernacolo del Paraclito, però, già vive una relazione d’amore con Dio, ne ha sentito la voce nel suo cuore e ad essa non può rinunciare: Lo strinsi fortemente e non lo lascerò (Cantico dei Cantici, 3, 4). Nello stesso libro si legge: “Tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo”; noi sappiamo che non è possibile vedere Dio senza morire; per conseguenza, per vederLo, l’uomo convertito riceve il dono di occhi nuovi e con essi si volge al suo diletto. Non solo gli occhi ma tutta la persona è rinnovata. Preghiamo allora il Signore col salmista: "Doce me facere voluntatem tuam" (Ps 142,10), affinché si compia in noi, con l’ausilio della grazia divina, nella comunione dei Santi e con l’intercessione di Maria Santissima, la Volontà del Padre e il suo disegno di salvezza per noi. Sia lodato Gesù Cristo!