lunedì 27 agosto 2007

GESU’ CRISTO RACCONTATO DAL SUO VICARIO


Benedetto XVI ci offre, dopo l’Enciclica “Deus caritas est”, un altro prezioso regalo: il libro “Gesù di Nazaret”, pubblicato da Rizzoli, andato a ruba in tutte le librerie, tanto da veder esaurita nell’arco di una settimana la prima edizione - di quella che è solo la prima parte di un’opera in due volumi sulla figura di Nostro Signore Gesù Cristo. Si tratta di un volume di esegesi biblica, di alto profilo ma sempre godibile, rivolto a tutto il popolo di Dio (non solo agli “addetti ai lavori”).La Bibbia può essere letta in tanti modi (ma la sua autentica interpretazione spetta, di diritto, solo all’Autorità Ecclesiastica, garante dell’ortodossia cattolica); semplificando e sintetizzando, possiamo tuttavia ridurli a tre: secondo il metodo “storico-critico” (che analizza la formazione, nel contesto storico, dei vari testi; lavoro meramente filologico, attento più al particolare, al dettaglio, che all’insieme); secondo l’apporto della letteratura rabbinica; secondo una pura “esegesi canonica”, che volge lo sguardo all’insieme del testo, a ciò che esso “dice” (e, soprattutto, “dice per l’oggi”). Benedetto XVI, pur riconoscendo i pregi dei primi due metodi, di cui si serve anch’egli, va oltre, calandosi, ed è quello che conta, nel messaggio che promana dal testo biblico, che – ricordiamolo - è parola di Dio. Spesso certa teologia di matrice progressista ha intellettualizzato eccessivamente la parola di Dio, tanto da renderla algida, distante dal cuore delle persone, quasi inculcando l’idea che tante verità storiche e dogmatiche che la Rivelazione ci offre siano solo dei simboli, delle allegorie. Per fare un esempio, secondo alcuni esegeti perniciosi, gli angeli – presenti nella Bibbia a partire da Genesi - in realtà non esisterebbero (con buona pace dello Pseudo-Dionigi e di San Tommaso d’Aquino), ma andrebbero interpretati in chiave psicanalitica! Che errore e orrore! Lo stesso Gesù perde l’aderenza con la realtà di Logos incarnato, vero Dio ma anche vero uomo, per essere letto dagli studiosi di cui sopra soltanto come “il Cristo”. Per i novatori non ci sarebbe più spazio per Gesù Cristo, sostituito da “il Cristo”. Non a caso, l’articolo è stato aggiunto arbitrariamente tantissime volte nelle traduzioni in lingua corrente, con un evidente slittamento semantico (per questo motivo, fa d’uopo evitare le traduzioni “sincretistico-ecumeniche” della Bibbia; se conoscete il latino, affidatevi al testo della Vulgata di San Girolamo, sempre elegante, altrimenti in italiano c’è l’ottima edizione curata dall’Abate Giuseppe Ricciotti, per i tipi della Salani, di indiscussa ortodossia e col pregio, rispetto alla traduzione CEI, di esser tradotta in un ottimo italiano). Il libro di Benedetto XVI ha il pregio di restituirci il vero volto di Gesù. Si compone di un’ampia introduzione sul suo ministero, seguita da bellissimi capitoli sul battesimo e le tentazioni. Ampio spazio hanno l’esegesi del discorso sulla montagna, con le Beatitudini e l’analisi del Pater Noster. Vengono poi rilette dal Santo Padre alcune parabole e analizzate alcune immagini del Vangelo di Giovanni (acqua, vite, vino, pane e pastore). Desidero che leggiate questo libro, certo che non vi deluderà. Chiudo con uno spunto di riflessione: l’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Dio. L’esegesi del Papa è radicata nella Sacra Scrittura, vista nel suo complesso, con uno sguardo che abbraccia tutto amorevolmente. Possiamo dire di conoscere davvero la Bibbia? Quanti di noi l’hanno letta, la rileggono, la meditano? Non sarà forse il caso di affiancare la lettura della Bibbia, pagina dopo pagina, partendo da Genesi sino all’Apocalisse, a quella del libro di Benedetto XVI?

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